quinta-feira, 7 de outubro de 2010

notiziario COMUNICAFFÈ 05/10/2010


SCRIVE SALVO, TORREFATTORE SICILIANO
"Nespresso restituisca all'Italianità quello che ci ha tolto"

Nota: le maiuscole sono dell'autore: le abbiamo conservate.

Avevo deciso di non commentare più nessun vostro articolo o pubblicazione, ma l’ennesimo calpestio di quella che è la dignità del nostro onesto lavoro di torrefattori m’impone semplici considerazioni in risposta a quando scritto da Nespresso Italia, evidentemente in linea con Nespresso.

Ormai è risaputo che noi Italiani siamo masochisti non sappiamo difendere la nostra Italianità con cui alcune lobby globali fanno denari a palate alla faccia del popolo Italico che ha inventato l’Espresso, la Pizza, il Parmigiano, il Cappuccino, ecc… tutti termini che rappresentano in modo univoco e nella nostra lingua anche all'estero, una Italianità ed una qualità al di sopra della media, ma soprattutto che la produzione sia fatta sul territorio nazionale o il sistema di lavorazione sia fatto con delle specifiche tecniche e produttive tipiche Italiane.

Detto questo non riesco a capire come la Nespresso (e non solo essa) si siano appropriati del termine “Espresso” che una parola che indica in modo esclusivo la preparazione di un caffè fatto con una macchina per espresso con una temperatura di 92 gradi una pressione di pompa di 10 atm con una miscela di caffè tostato in Italia e macinato al momento con una quantità di di 7 g per dose ed infine con la perizia di un professionista che ti serve l’amata bevanda in tazza ben calda.

Tutto questo la Nespresso lo vuole racchiudere in una anonima capsula di caffè che viene inserita in una macchinetta, con cui si ottiene una bevanda con una schiumetta che a mio giudizio non è altro che un cattivo surrogato di quello che è un ESPRESSO ITALIANO.

Nespresso, per non offendere le migliaia di centinaia di Italiani che lavorano onestamente nel settore del Caffè, dovrebbe avere la decenza di togliere quel termine ESPRESSO dal suo marchio non gl’appartiene sia per cultura sia per nascita sia per qualità.

Ed è inutile che ci venga a raccontare le balle dei cru di caffè super selezionati ed immessi in quelle bare di alluminio delle loro capsule, sono chiacchiere che possono ingannare il consumatore poco attento o poco preparato in materia, non certamente le persone esperte del settore, poi si parla di praticità del sistema, ma non si parla di costi.

Se un sistema deve essere pratico deve essere anche economico non ha senso dire che una cosa è pratica se dopo ha un costo enorme, come nel caso di tutte le capsule il cui costo non è solo quello materiale del caffè, ma a questo bisogna aggiungere quello ecologico, nessuno dice che per smaltire una capsula occorrono 150 anni e che produrre una capsula si inquina più di un Suv.

Il tutto perché alcuni signorotti del caffè si sono messi in testa di monopolizzare le vendite alla faccia della libera concorrenza e della qualità.
Salvo